ESPOSIZIONE AMBIENTALE AD AMIANTO
Nel caso delle esposizioni ad amianto di tipo ambientale, le caratteristiche che le distinguono da quelle professionali comprendono la diversa durata, le modalità di contatto, il tipo di popolazione di riferimento. L’esposizione di questo tipo, infatti, generalmente si compie in modo continuativo, giorno per giorno, durante l’intero arco delle 24 ore, e per un periodo che si estende dalla nascita e per l’intera vita, o comunque per l’intero periodo di residenza nel sito interessato. In questi casi è lecito prendere come riferimento la durata media della vita per la popolazione dei paesi europei, o di quella italiana, che si può situare poco oltre gli 80 anni .Anche il tipo di popolazione di riferimento differisce da quello che caratterizza gli ambienti lavorativi. In questo caso la popolazione di riferimento è di tipo generale, comprendente, quindi, individui di tutte le età, compresi gruppi di individui aventi caratteristiche di maggiore suscettibilità sanitaria. L’esposizione, inoltre, avviene secondo scenari subdoli nell’ambito delle normali attività giornaliere. I livelli di esposizione sono mediamente bassi, si osservano valori sensibilmente inferiori ad 1 F/l e valori medi al di sotto delle 10 F/l. Tuttavia, nei casi di disturbo diretto dei materiali contenenti le fibre, possono essere raggiunti livelli di concentrazione molto più elevati, seppure generalmente per brevi periodi di tempo.
Gli individui che sviluppano il mesotelioma a seguito di esposizione all’amianto ma non per ragioni di lavoro hanno comunque la possibilità di richiedere un risarcimento in sede civile nei confronti dei responsabili. Nel caso in cui si sospetti che la malattia derivi dall’esposizione alle particelle di amianto presenti nel luogo in cui si è vissuto o si vive, anzi, se si è a conoscenza di altri casi verificatisi nella zona, potrebbe essere opportuno denunciare il fatto alle autorità competenti perché provvedano a bonificare la zona.
Inoltre, se si hanno le prove per dimostrare che sussiste la responsabilità di un soggetto o di un ente colpevole dell’inquinamento ambientale da asbesto, è possibile agire in giudizio per ottenere il risarcimento dei danni subiti in sede civile. La sentenza del 13 febbraio 2012 con la quale Tribunale di Torino ha condannato i responsabili dell’Eternit a 16 anni per disastro ambientale doloso e omissione volontaria di cautele antinfortunistiche sui luoghi di lavoro, oltre che al risarcimento dei danni civili in favore delle vittime dell’asbesto, costituisce un importante precedente cui fare riferimento.